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Correva lanno 1358:
un uomo, con sulle spalle un
pesante fardello, saliva una
montagna che, dal fondovalle,
doveva sembrare inespugnabile.
Era Bonifacio Rotario, cittadino
di Asti, che portava, il pił in
alto possibile, un dono alla
Vergine. Luomo pensava che,
dopo unimpresa tanto faticosa e
pericolosa, la Madonna non gli
avrebbe negato il suo aiuto. La
montagna da scalare non era una
vetta qualsiasi, era il
Rocciamelone, considerata, a
quei tempi, la cima pił alta
delle Alpi. Il dono era un
prezioso bassorilievo, un
trittico, su cui erano
raffigurati al centro la
Madonna col Bambino, a sinistra
S.Giorgio e a destra S.Giuseppe
con Bonifacio. Limpresa riuscģ:
la montagna, che dal basso
sembrava inaccessibile,
presentava infatti una via di
salita meno difficoltosa del
previsto, anche se aerea e
impressionante. Sulla vetta
Rotario fu sorpreso da un
violento temporale e passņ la
notte solo, tra le rocce della
cresta. Fu forse per questo che
al ritorno volle far costruire,
dove oggi sorge il Rifugio Cą
dAsti, una baracca in legno
dove potersi riparare e riposare
durante lascesa. Per secoli,
dopo Rotario, la gente salģ
verso la vetta in
pellegrinaggio e, fino alla metą
del Seicento, ebbe la
possibilitą di toccare il
trittico portato dal cittadino
astigiano. Il bassorilievo,
infatti, resistette per
pił di 300 anni alle intemperie
e solo una cuspide si spezzņ
colpita da un fulmine. A
riportarlo a valle, nella
cattedrale di Susa (dove č
tuttora), fu Carlo Emanuele II,
uno dei tanti personaggi
illustri saliti sul Rocciamelone
servendosi del percorso
sperimentato da Rotario. Ed č
proprio questa via normale
che, ancora oggi, consente di
raggiungere la cima della
montagna alle centinaia di
escursionisti che, il 5 agosto,
si recano in pellegrinaggio fin
sulla vetta.
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